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Dai passaggi ipnotici del tiki-taka al catenaccio difensivo: le parole che raccontano stili, tattiche e filosofie di gioco
Il calcio, in Italia, non è solo sport. È una passione, una religione, ma anche linguaggio.
Da decenni cronisti, allenatori e tifosi usano le parole per dare forma a ciò che accade in campo: schemi, movimenti, idee. Alcune di queste parole si sono trasformate in etichette riconoscibili, piccole formule che evocano un modo preciso di intendere il gioco. Tiki-taka, catenaccio, calcio champagne, sarrismo: non servono spiegazioni, bastano da sole a evocare un mondo.
Vale la pena osservarle come segni linguistici, più che come concetti tattici. Perché raccontano non solo come si gioca, ma come si parla di calcio in Italia.
(Clicca sui termini sottolineati per leggerne la definizione sul dizionario.)
Modelli tattici
Gegenpressing
Il gegenpressing, letteralmente “contro-pressing”, è la pressione immediata esercitata subito dopo la perdita del pallone per riconquistarlo prima che l’avversario possa organizzarsi. È un’azione collettiva coordinata, dove ogni giocatore contribuisce a chiudere linee di passaggio e costringere l’avversario all’errore. Reso celebre da Jürgen Klopp al Borussia Dortmund e al Liverpool, il gegenpressing è sinonimo di intensità, ritmo e aggressività e in Italia è ormai entrato nel vocabolario comune.
“A guidare l’innovazione è stato, a Dortmund, Jurgen Klopp, che ha introdotto nel discorso calcistico di massa il concetto di gegenpressing, il pressing immediatamente successivo alla perdita del possesso, finalizzato alla riconquista rapida della palla e all’interruzione sul nascere delle ripartenze avversarie.” — UltimoUomo
“Il decantato gegenpressing si è tradotto nella famosa regola dei 10 secondi, quelli che devono intercorrrere, al massimo, tra la riconquista del pallone e il tiro in porta […]” – la Repubblica
Tiki-taka
Il tiki-taka è un’espressione spagnola che indica un possesso palla insistito, basato su passaggi corti, rapidi e continui. Il termine, onomatopeico, richiama il suono del pallone che scorre tra i piedi dei giocatori. Celebre grazie alla nazionale spagnola campione del mondo nel 2010 e al Barcellona di Guardiola, il tiki-taka è un modello strategico oltre che estetico, volto a controllare il ritmo della partita, creare spazi e costruire occasioni da gol in modo metodico e collettivo.
“Appoggio costante del compagno. Riconquista furente del pallone. E imbucate squarcianti a mandare in porta le punte ed i centrocampisti d’inserimento. Tiki Taka, era stata la mirabile sintesi pallonara.” – il Giornale
“Odio il tiki-taka. Il possesso della palla è solo uno strumento con cui organizzare il proprio gioco e cercare di portare disorganizzazione nello schieramento dell’avversario. Senza una sequenza di almeno quindici passaggi, una buona transizione tra attacco e difesa è impossibile. Impossibile”. – Pep Guardiola, citato su la Gazzetta dello Sport
Catenaccio
Il catenaccio è il gioco difensivo italiano per eccellenza: chiuso, attento e costruito sull’attesa, con la capacità di colpire in contropiede. Sinonimo di prudenza tattica, a volte viene criticato per l’eccessivo difensivismo, preferendo “parcheggiare l’autobus” piuttosto che correre rischi offensivi. È uno stile fondato su disciplina, organizzazione e capacità di sfruttare gli errori altrui.
“‘Ma il catenaccio non è solo un gioco difensivo’, scrive Archambault, ‘è prima di tutto un’idea legata alla disciplina, alla tattica – adottato prima di tutti gli altri paesi – con un ruolo preciso assegnato al capitano e all’allenatore. Il catenaccio è una risposta del debole contro il forte. E in quanto tale permette di vincere e diventa consustanziale con l’idea dell’Italia’.” – Internazionale
“L’Italia, storicamente, è il Paese del gioco difensivo. La terra in cui il catenaccio – in realtà inventato in Svizzera – è diventato un’arte.” – Sky
Filosofie di gioco
Calcio totale
Il calcio totale nasce in Olanda negli anni Settanta con l’Ajax di Rinus Michels e la nazionale di Johan Cruijff. In questo modello ogni giocatore può muoversi liberamente, partecipando sia alla fase offensiva sia a quella difensiva, rendendo la squadra un organismo unico e coordinato. Possesso palla, disciplina tattica e intelligenza collettiva si combinano per un gioco dinamico, creativo e corale, capace di unire estetica, efficacia e collaborazione tra tutti i componenti della squadra.
“I sistemi più efficaci sono quelli che vengono interiorizzati, che diventano così normali da risultare in comportamenti inconsci. L’estrema sintesi del calcio totale sta qui, in un sistema—o meglio una cultura calcistica—interiorizzata al di là della tattica e della tecnica individuale.” – UltimoUomo
“Il calcio totale è questo. Organizzazione e talento, semplicità ed invenzione, gioco a zona e visione offensiva. Dall’Ajax degli anni 70 al Barcellona attuale, passando per il Milan di Sacchi e l’Ajax di van Gaal.” – Eurosport
Calcio posizionale
Il calcio posizionale si basa sull’occupazione strategica degli spazi. Il possesso palla serve a creare superiorità numerica e aprire varchi nella difesa avversaria. La squadra mantiene compattezza ed equilibrio, muovendosi secondo geometrie precise. Questo approccio richiede disciplina tattica, visione di gioco e capacità di leggere la partita, trasformando il possesso palla in uno strumento offensivo efficace senza rinunciare al controllo difensivo.
“Quando vuoi far crollare il palazzo su se stesso senza fare danni, studi dove piazzare gli esplosivi. E sostanzialmente è così anche il calcio posizionale: piazzi dei giocatori chiave all’interno della struttura difensiva avversaria in maniera tale da farla crollare.” – Antonio Gagliardi, intervistato su UltimoUomo
“Si può copiare – di solito male – il calcio posizionale iperoffensivo di Guardiola, il bunker attivo di Simeone oppure il gegenpressing di Klopp. Non è semplice, ma ormai lo trovi stampato sui manuali: replichi moduli, movimenti e principi di gioco, e tanti auguri. La capacità di mettere i giocatori a loro agio ottenendone il massimo è un’arte, invece.” – Paolo Condò, la Repubblica
Calcio relazionale
Il calcio relazionale mette al centro le connessioni tra i giocatori più che le posizioni fisse. Ogni passaggio diventa un momento di dialogo e ogni movimento è coordinato con quello dei compagni. La squadra agisce come un ecosistema in cui tecnica, intelligenza collettiva e capacità di interpretare il contesto generano un gioco fluido e imprevedibile.
“Nel calcio posizionale, lo spazio occupato è fondamentale per poter performare meglio; nel calcio relazionale è la performance individuale a determinare gli spazi.” – UltimoUomo
“Luciano Spalletti, invece, a Coverciano ha tenuto una lezione agli allenatori e ha parlato di “calcio relazionale”, indicando l’Inter come un modello da seguire per le connessioni e la libera interpretazione del gioco attraverso la sintonia dei suoi calciatori.” – Corriere dello Sport
Calcio champagne
Il calcio champagne è brillante, spumeggiante e offensivo. Le squadre puntano su azioni veloci, fraseggi eleganti e verticalizzazioni, anche a costo di correre rischi difensivi. È un calcio frizzante come lo spumante, che vuole divertire tanto quanto vincere.
“Negli annali è passato alla storia come il Bologna del calcio champagne, ma la realtà è che quella era una squadra più solida che spettacolare: 29 gol fatti e 36 subiti a fine anno.” – UltimoUomo
“Il suo probabile addio di fatto chiude un’era, quella del Milan che doveva costruire calcio-champagne. Con Allegri è iniziata un’epoca diversa, fatta di concretezza, velocità, dinamismo, linee più dritte anche se probabilmente meno entusiasmanti dal punto di vista estetico.” – la Repubblica
Calcio speculativo
Il calcio speculativo mira a minimizzare i rischi e sfruttare gli errori dell’avversario più che costruire bel gioco. La solidità difensiva, la pazienza tattica e la capacità di ottenere il massimo con il minimo sono i pilastri di questa filosofia. È rappresentata al meglio dall’espressione “corto muso”, popolarizzata dall’allenatore Massimiliano Allegri, per riferirsi a una vittoria risicata, ma quanto basta per portare il risultato a casa.
“Con Allegri finisce invece il calcio speculativo, quella filosofia che vuole che, per vincere, sia sufficiente minimizzare le perdite e massimizzare il profitto, che la superiorità di una squadra si basi soprattutto sulle debolezze dell’altra, che la vittoria si raggiunga per sottrazione di errori e non per addizione di tentativi (si scrive corto muso, si legge minimo indispensabile), che metodo e merito coincidano.” – Rivista Undici
“L’ex allenatore del Milan, invece, mette al primo posto l’obiettivo finale: la vittoria. Allegri è fautore di un calcio speculativo, in cui al primo posto non ci sono le idee dell’allenatore, bensì la capacità di far rendere al meglio i propri giocatori.” – Fanpage
Dottrine da allenatore
Sarrismo
Il sarrismo, associato a Maurizio Sarri, privilegia fraseggi rapidi, possesso palla dinamico e verticalità. Le squadre si muovono in modo sincronizzato, cercando spazi e ritmi veloci. Non è solo estetica: Sarri richiede disciplina, mentalità collettiva e capacità di gestire la pressione, trasformando bellezza e strategia in un modello competitivo. È stato incarnato nella sua forma esemplare dal Napoli allenato da Sarri dalla stagione 2015-16 alla stagione 2017-18. Talvolta è stato usato anche il termine “sarriball“.
“Maurizio Sarri è il nuovo profeta del calcio italiano. Il «Sarrismo» è una religione, non più e non solo a Napoli, ma in tutta Europa.” – Vanity Fair
“Il sarrismo fatico a comprendere cosa sia, ma tanto è un mondo di slogan, di etichette e luoghi comuni e allora teniamoci il sarrismo.” – Maurizio Sarri citato su la Repubblica
Guardiolismo
Il guardiolismo, legato a Pep Guardiola, unisce possesso palla, movimenti continui e costruzione dal basso con un preciso obiettivo tattico. Le squadre controllano il ritmo della partita e creano superiorità numerica, pressando subito in caso di perdita della palla. Libertà creativa e disciplina organizzativa convivono, e il possesso diventa strumento strategico oltre che estetico.
“La (doppia) rivoluzione di Cruijff è stata costruita sul pressing organico, collettivo e sistematico in fase difensiva, e sull’esasperazione del possesso palla per la manovra d’attacco. Sono i concetti alla base del guardiolismo, codificati con largo anticipo rispetto all’approdo di Pep sulla panchina del Barça B, nel 2007.” – Rivista Undici
Cholismo
Il cholismo, dal soprannome di Simeone “El Cholo”, si fonda su intensità, disciplina e sacrificio collettivo. Le squadre choliste privilegiano compattezza difensiva e transizioni rapide, con l’obiettivo di vincere più che impressionare. L’identità, la resilienza e il lavoro collettivo sono al centro di questa filosofia, che valorizza organizzazione e mentalità vincente.
“Qualche mese fa Koke – uno degli scudieri più fedeli di Simeone – ha dichiarato: ‘Il Cholismo è una filosofia di vita applicata al calcio, nel quotidiano: non abbassare mai la guardia, intensità, fame di vittoria che pervade ogni partita, amichevoli comprese, allenamento da fare sempre al massimo, mentalità vincente’.” – Koke, citato su Ultimo Uomo
Contismo
Il contismo, dal nome di Antonio Conte, è una filosofia basata su concretezza, sacrificio e rigore tattico. Le squadre sono solide, aggressive e organizzate, con attenzione alla disciplina difensiva e alla rapidità nelle transizioni. Il contismo valorizza il lavoro collettivo, la mentalità vincente e la capacità di sfruttare ogni situazione per ottenere il massimo risultato.
“La capolista ha assimilato il valore fondante del ‘contismo’, la solidità mentale, prima ancora che fisica. La squadra resiste agli urti, non si fa irretire da avversari fastidiosi […]. Lascia che la infastidiscano, che le svolazzino attorno, ma non cede né concede granché, e al momento giusto sferra il pugno necessario per i tre punti.” – FCInter1908
Giochisti contro risultatisti
Nel calcio italiano la discussione è antica ma sempre viva: conta di più come giochi o che cosa porti a casa? Molti dei termini riportati sopra possono essere inseriti in due macro-categorie di filosofie di gioco, di per sé alquanto arbitrarie, ma ciononostante utilizzate da esperti e appassionati in maniera continuativa: quella dei giochisti e quella dei risultatisti.
I giochisti mettono al centro estetica e identità di squadra: controllo del pallone, costruzione dal basso, ritmo e geometrie. Rientrano in questa corrente tiki-taka, sarrismo e calcio totale.
I risultatisti misurano il calcio in punti: solidità e gestione vengono prima dello spettacolo. È la logica del catenaccio, del calcio speculativo, del contismo e del corto muso.
Nella pratica, raramente una squadra si posiziona nettamente a un estremo: le due anime si alternano o si mediano, e la bravura dell’allenatore si vede nella scelta del modello più adatto a ogni situazione.
Le parole che allenano il pensiero
Ogni epoca calcistica ha i suoi schemi, le sue mode tattiche, ma anche il suo lessico. I termini che abbiamo visto non sono semplici etichette: sono strumenti narrativi. Permettono di condensare in una parola una visione del gioco, e di riconoscersi in essa. “Gegenpressing” comunica velocità e aggressione; “calcio champagne”, leggerezza e piacere estetico; “catenaccio”, prudenza e calcolo.
In fondo, il calcio non si gioca solo con i piedi: si gioca anche con le parole. Ed è forse per questo che in Italia si discute molto di come si dice, oltre che di come si gioca.
Se oltre all’estetica del calcio ti interessa l’estetica della moda e del design, e soprattutto i relativi neologismi, leggi l’articolo qui sotto.
